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in rete il: 22/07alle ore: 13:02

Dossier illegali: l'ex poliziotto Fabio Bresciani verrā processato dal tribunale di Viterbo
Lo ha deciso il Gup di Milano, č accusato falso, corruzione e rivelazione di segreto d'ufficio

VITERBO - Sarà processato dal Tribunale di Viterbo l’ex poliziotto Fabio Bresciani, coinvolto nell’inchiesta sui dossier illegali insieme con il dirigente del Sismi Manco Mancini e con l’ex carabinieri Giuliano Tavaroli, all’epoca dei fatti capo della security di Telecom e Pirelli.

 

Il Giudice per l’udienza preliminare di Milano Vincenzo Tutinelli lo ha rinviato a giudizio per il reato di associazione per delinquere e ha fissato la prima udienza del processo a novembre prossimo davanti alla quarta sezione penale del tribunale di Milano. Ha però stralciato dal filone principale dell’inchiesta la posizione di Bresciani per quanto riguarda le accuse di falso, corruzione e rilevazione di segreto d’ufficio, inviando gli atti al tribunale di Viterbo per competenza. 

 

Secondo l'accusa, quando era in servizio nella polizia a Firenze, Bresciani avrebbe raccolto informazioni illegali per conto di Emanuele Cipriani, l’investigatore privato rinviato a giudizio nel maggio scorso, ritenuto colui che aveva incaricato Bresciani e altri di raccogliere i dossier illegali.

 

La competenza del tribunale di Viterbo deriva dal fatto che gli inquirenti hanno scoperto l’esistenza dei dossier illegali indagando su un inquietante fatto avvenuto a Vetralla. Nel 2005, due falsi finanzieri si presentarono all’imprenditore Maurizio Farnese, uno dei più grossi venditori di pneumatici della zona, sostenendo di dover fare una verifica contabile. Quando Farnese chiese loro di mostrargli il mandato, i due si dettero alla fuga, ma furono inseguiti, bloccati e arrestati dai carabinieri. I militari scoprirono che erano stati inviati da Cipriani, il quale aveva ricevuto l’incarico di compiere un vero e proprio atto di spionaggio industriale da Tavaroli, uomo della Telecom e della Pirelli. Secondo l’accusa, Farnese era finito nel mirino degli “spioni” perché non vendeva pneumatici Pirelli.